Fu scritta poco dopo la prima, nella primavera dell’anno 52, quando Sila e Timoteo, tornati a Corinto, informarono Paolo sulla condotta dei Tessalonicesi riguardo alla possibile nuova venuta di Gesù.
Questo nuovo evento richiama un altro evento accennato, quello del Giudizio Universale e conseguente Risurrezione dei morti.
Gli studiosi la ritengono fra le Lettere di dubbia attribuzione poiché, a loro parere, i contenuti teologici divergono da quelli formulati nella prima Lettera.
A ben vedere queste discrepanze non sono affatto chiaramente percettibili. Egli tuttavia,  oppure  lo sconosciuto redattore della sua scuola, si è sentito in dovere di fare chiarezza sull’ argomento Parusia, nuova venuta di Gesù, quasi imminente.
La farla notizia  aveva invitato i Tessalonicesi ad astenersi dalle attività pratiche di vita giornaliera, fra le quali quella di smettere di lavorare, poiché era imminente il Regno dei cieli.
Lo stile letterario invece si adatta a quello della prima, tanto da far ritenere ad altri analisti, che divergenze riscontrate nella seconda lettera, fossero attribuite  al correre del tempo in cui false notizie, erano state poste in essere da  pseudo profeti.
Sostanzialmente la lettera invita inoltre a riflettere come si evolverà l’evento finale che la Cristianità attende. Quando? Alla fine dei tempi.

Perché meravigliarsi?

Dopo aver preso le distanze dal  possibile evento della parusia, nella lettera s’ipotizza il rivelarsi del malvagio, dell’uomo che si è posto al di fuori della legge, del figlio della distruzione. È, tanto per intenderci, chi si oppone a Cristo Gesù, o che si propone come tale. È il genio del male assoluto, che precede…

Perché disordine e confusione?

La nota sulla seconda venuta di Cristo, appena accennata in Ts. 1.1,10, chiude la Prima Lettera ai Tessalonicesi. La parusia e la risurrezione dei morti sono state causa di molta confusione nel pensiero dei fedeli di Tessalonica per tempi e per modi di attuazione. Il significato di “ritorno” si configura per i Cristiani come un…