Apocrifo

     Apòcrifo, agg. e s. m. [gr. ἀπόκρυϕος – lt. apocry̆phus], libro o documento non autentico, non ispirato. La Chiesa cattolica esclude dal canone delle Sacre Scritture i Vangeli apocrifi, non riconoscendone l’ispirazione divina.
Quelli di origine giudaico – cristiana, il cui tema riguarda la predicazione di Cristo Gesù, sono il vangelo degli Ebrei, il vangelo dei Nazarei e il vangelo degli Ebioniti. Di essi non ci sono pervenuti testi; li conosciamo poiché sono citati dai Padri della Chiesa agli albori della cristianità. Alcuni studiosi comprendono in questa lista la Didaché, la lettera di Clemente romano ai Corinti, e il Pastore di Erma, anche se strutturalmente non rientrano nel genere letterario di “ Vangelo “.
Sono di un certo interesse anche i papiri, quali quello di Ossirinco 840, quello di Egerton 2, il papiro di Fayyum, e il papiro 11 700 di Berlino.     Non è facile districarsi con l’etimo “Vangeli  apocrifi”. Fra loro ci sono Vangeli dell’infanzia di Gesù: Protovangelo di Giacomo, Vangelo dello Pseudo-Tommaso, quello dello Pseudo-Matteo, Vangelo dell’infanzia arabo – siriaco, Libro sulla natività di Maria, Storia di Giuseppe il falegname.
Viene attribuito a Origene il detto latino seguente: Ecclesia quattuor habet evangelia, haeresis plurima. Un’istantanea più realistica non poteva essere espressa in modo più veritiero.
Il termine in esame  si trova citato in Marco, Luca e Colossesi come aggettivo [ἀπόκρυϕος, segreto, nascosto ]. In Mc. 4,22 si legge: “Infatti, non c’è nulla di segreto, se non per essere rivelato; niente diventi nascosto, ma che diventi noto”. In Lc. 2.17 si legge: “Infatti non c’è nulla di segreto, se non per essere rivelato; niente diventi nascosto, ma che diventi noto” In Col. 2,3 si legge: “In lui sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della conoscenza”.