Chi siamo

Dire “Chi siamo” implica uno sforzo d’ingegno non comune, in tempi in cui l’identità di ognuno di noi sta scivolando inevitabilmente verso l’anonimato più assoluto. Eppure ci sono tutte le diavolerie possibili, che aiutano a farti emergere da questa grande pozzanghera che è diventato il genere umano.

Per quel “chi siamo”, che poi è “chi scrive”, non è importante emergere. È invece decisivo occupare il tempo al meglio, senza incorrere nella noia, o peggio nella solitudine dei tempi che corrono inesorabilmente.

Per avere notorietà non c’è Face book dentro un cellulare? Oppure lo Smart Phone, cioè il telefonino intelligente? E che dire dei What’ s Up? Oddio! Quante letali nefandezze sono state spalmate nell’aere attraverso questi simpaticissimi meccanismi!

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Come tutte le cose, se utilizzate con intelligenza e temperanza, sono lì a dare sviluppo, grande sviluppo, alle tue qualità intellettive, cioè al tuo fertile terreno verso l’apprendimento.

Al contrario sono lì ad appiattire il comprendonio, perché questi fantastici congegni, usati a sproposito, rubano la fantasia, l’intelligenza, l’anima ed anche il corpo.

Ma questa è un’altra storia, ambigua, ma per certi versi attinente al “chi siamo”.

La diavoleria principale che mi ha fatto tentare idealmente di scalare l’Everest è il mio notebook, di cui, lo confesso, non posso rinunciare, insieme ad internet, per altre ovvie ragioni.

Dunque il “Chi siamo”, sono io. Ho avuto la spudoratezza di tradurre il N.T. dal greco, lingua originale in cui è stato scritto.

A sessantasei anni, gli inizi, [ora di anni ne sono passati molti], consapevole che conoscenza è un ideale sinonimo di curiosità, mi sono imposto a studiare greco. Oggi alla mia bella età sono qui a dire che, al di là delle prediche domenicali, ho potuto vedere e vivere splendide figure, le stesse che, da duemila anni, tengono sospeso a un filo di speranza il mondo intero.

Senza quelle diavolerie elettroniche e informatiche sarei approdato a poco più di niente, ma la volontà e il desiderio di occupare il tempo in modo utile, è il caso di dirlo, è avvenuto il miracolo.

Perché non avrei dovuto fare esperienza anche con chi siamo? Non mi ritengo un egocentrico. Assolutamente. Nella lunga carrellata della vita, nel tentare un approccio verso la pluralità, ho assaporato, come la gran parte di noi, spesso solo illusioni e disillusioni.

La scelta delle traduzioni? Non è sufficiente leggere un libro, e neanche studiarlo attentamente, per entrare nello spirito di chi scrive e perché scrive. L’esperienza della traduzione mi ha consentito di rafforzare la Fede anche se non sono un buon cristiano, e di dare un verso logico anche a molti ragionamenti più oscuri del pensiero filosofico antico.

Io non sono nessuno, mi piace solo occuparmi di queste cose. Nulla più. Un rimpianto? Il più lancinante è quello di aver attraversato il tempo, il mio tempo e di non averlo speso al meglio, perciò mi rimprovero costantemente, per giorno che passa, verso il tramonto, di essere sempre più ignorante.

Un’aspirazione? Quella che siano in molti a occuparsi di questi fatti insieme a me. Ringrazierò, in ogni caso, il mio ventiquattresimo lettore, se ci sarà, perché il venticinquesimo è occupato da altri.

Franco Tarducci

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L’amore verso gli uomini

Si sta avvicinando a grandi passi la celebrazione della nascita di Gesù, il Messia, tanto atteso, il salvatore. Per l’Ebraismo, che non me ne voglia, è stata un’occasione persa, non averlo riconosciuto come tale. I fratelli ebrei hanno avuto più di un grandissimo merito, principalmente quello di aver ascoltato il messaggio del Signore, Dio padre. Il loro secondo grande merito è stato quello di aver insistito, e persistito nell’essere restati fedeli al monoteismo, pur essendo circondati da popoli politeisti e loro nemici. Il terzo merito, pur essendo un corollario degli altri due, consiste nell’averci lasciato in eredità il Grande Libro. La Bibbia, dove si espone l’Antica Alleanza fra Dio e il popolo ebraico, guidato dopo grandi traversie, anche se non sempre meritevole, verso la salvezza e l’integrità di una nazione.

 

La causa principale di questa premessa è doverosa nel riconoscere, attraverso le Sacre Scritture, il Grande Amore che Dio nutre verso l’uomo, nonostante che costui abbia perso miseramente il Paradiso Terrestre a causa del male. Prima che Gesù nascesse, il mondo si era fatto più grande, e gli uomini sempre più invischiati in nefandezze. Dio, dopo aver posto in atto tutte le strategie per riabilitare l’uomo, ha inviato il proprio Figlio, come sacrificio di Salvezza.

Con l’Annunciazione a Maria, per mezzo dell’arcangelo Gabriele, Egli ha voluto gettare le basi della Nuova Alleanza, quella che il mondo sta sperimentando anche oggi sulla propria pelle. Con la nascita di Gesù non si ha solo un grande atto di sottomissione che Maria ha accettato con coraggio e abnegazione, scegliendo di affrontare l’incertezza del futuro.

L’annunciazione dell’angelo, descritta da Luca, 1,26-38, segnala l’inizio della Nuova Alleanza [καινὴ διαθήκη] fra Dio e l’uomo. Un’analisi attenta del testo presenta analogia con l’Antica Alleanza [παλαιὰ διαθήκη]. I protagonisti sono tre nell’Antica, cioè Dio, Mosè e il popolo d’Israele. Nella nuova Alleanza sono Dio, l’angelo Gabriele e Maria. I destinatari del grande messaggio sono da una parte il popolo, cioè un’ identità d’insieme, mentre dall’altro è Maria, la futura madre di Gesù. Ambedue hanno dato il consenso al progetto di Dio. La locuzione che sarà sempre sulle labbra del popolo ebraico nell’ A.T. è la seguente: “Quello che il Signore ha detto, noi lo faremo”. Maria risponde a Gabriele, messaggero di Dio: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”.

Chi legge la Bibbia noterà che Dio è sempre presente, parlando con gli uomini, in modo speciale nel Deuteronomio, talvolta direttamente, tal altra servendosi dell’intermediazione. E non solo per dare leggi e modalità di attuazione, ma anche nella pratica attuazione di come si devono fare le cose. È opportuno leggere in tal senso come costruire l’Arca dell’Alleanza. Il popolo ebraico tuttavia non ha mai avuto la fortuna di vederlo di persona, non a caso poi Giovanni, nel suo Vangelo, in 1,18 dirà: “ Dio nessuno l’ha mai visto, proprio il Figlio unigenito che è nel seno del Padre, Egli lo ha rivelato”. Nella Nuova Alleanza il Figlio di Dio è presente fra gli uomini fisicamente.

Dall’analisi più approfondita di questi fatti si evidenzia che il popolo ebraico da una parte, e Maria dall’altra sono pervasi da una grande Fede. D’altronde per comprendere il “Divino” occorre una grande Fede. Da parte di Dio il grandissimo amore per il genere umano, ciò per cui Dio, forse, non avrebbe ragione di essere senza l’uomo, mentre l’esistenza dell’uomo non avrebbe senso senza Dio.