Apostasia
Apostasia, s.f. [gr. ἀποστασία – lt. apostasia], ripudio, rinnegamento della propria religione per seguirne un’altra. La scomunica latae sententiae è la condanna a cui sarà soggetto l’apostata, chi abbia commesso dunque l’atto del ripudio del proprio credo religioso. Nell’episodio in Atti in cui Paolo ha fatto visita a Giacomo in Gerusalemme e dopo aver esposto, nell’occasione, quanto Dio aveva fatto fra i pagani per mezzo del suo ministero, egli subì un rimprovero anche dagli anziani presenti. Si legge, infatti, in Atti 21, 20-21: “Dopo aver ascoltato, glorificarono Dio; e gli dissero: Vedi, fratello, quante migliaia di Giudei hanno creduto e tutti sono rispettosi della legge. Ora sono stati informati che vai insegnando la ribellione verso Mosé a tutti i Giudei che sono tra i pagani, dicendo di non circoncidere più i loro figli, né di rispettare le nostre tradizioni”. Un’accusa in senso lato di apostasia è piombata fra capo e collo su Paolo quando meno se lo sarebbe atteso. Perché? Nei suoi continui viaggi fra l’Asia Minore e la Grecia egli aveva affermato pubblicamente che i pagani, nuovi adepti fra i cristiani, non erano tenuti ad osservare le leggi religiose antiche, né obbligati a sottostare al rito della circoncisione; di più che ci si salva non per Legge, ma per Fede. Paolo non è stato punito dalla comunità ma invitato a compiere la sua purificazione attraverso l’istituzione del nazireàto. Infine Giovanni nel secondo paragrafo della sua prima lettera Cattolica [18.1-19] scrive: “Figlioli, questa è l’ultima ora. Come avete udito che verrà l’anticristo di fatto ora molti anticristi sono apparsi. Per questo conosciamo che è l’ultima ora. Sono usciti da noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero restati con noi; ma doveva rendersi manifesto che non tutti sono dei nostri”. Erano dei nostri, non lo sono più, avendo ripudiato la parola di Dio.
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