[ICor. Cap. III]
Gli uomini sono fatti di carne e ossa, dunque imperfetti. I non perfetti sono come bambini, ai quali non è possibile somministrare il cibo solido, ma latte e poco altro. La comunità di Corinto non è composta da uomini perfetti, e, servendosi della metafora del cibo, Paolo propone il confronto fra gli spirituali e gli imperfetti.
Perché i Corinti non sono spirituali? L’invidia e la discordia sono sfere peculiarmente umane. Nel passaggio del testo tuttavia egli sospende il giudizio sull’ invidia, per dare posto alla discordia, disgregatrice dell’ intero consesso sociale, mentre ritiene l’invidia, circoscritta all’ uomo singolo.
Irruento per carattere, nella sua fretta di far capire, egli si serve di domande, alle quali darà risposte circostanziate. Chi è mai Apollo? Chi è dunque Paolo? Servitori, per cui credete, a ciascuno come il Signore ha concesso.
Già la traduzione letterale fa comprendere come Paolo e Apollo siano strumenti nelle mani di Dio, servitori, classe bassa, senza voler essere classisti, anche se i tempi erano quelli, [διάκονοι, servi].Se poi le traduzioni si sono sottratte al termine servo, sostituendolo con quello più nobile di ministro la cosa non è rilevante. Quello che invece più importa nella conclusione del versetto cinque è l’espressione: a ciascuno come il Signore ha concesso. Bellissimo!
Io ho piantato, dirà Paolo; [ho posto le fondamenta]. Apollo ha innaffiato. [Ha contribuito a curare la pianta, con discorsi sapienti, per farla sopravvivere]. Dio ha fatto crescere, secondo quanto Dio ha concesso. Non c’è differenza fra il servizio reso da Paolo rispetto a quello di Apollo. Dio assegnerà a ciascuno il compenso secondo il proprio lavoro, e di come lo abbia svolto.
Sempre riferendosi ai ministri, egli usa il termine συνεργοί, collaboratori, compagni di lavoro. I Corinti sono il campo, e l’ edificio di Dio. La metafora si ricollega sempre a chi è destinato a gettare le fondamenta e su chi incombe l’onere di annaffiare e far crescere. Per grazia di Dio Paolo si considera “ architetto ”, non già colui che progetta, ma l’ artigiano che realizza il progetto, poiché l’idea della progettazione ha origine solo da Dio.
Nel versetto undici poi segnala un monito: “Attenzione tuttavia a non porre sopra le fondamenta un manufatto che non sia Gesù Cristo”. L’allusione è rivolta ai filosofi, specialmente provenienti dall’oriente e dall’ Egitto, tendenti ad adattare i suoi insegnamenti alle loro dottrine esoteriche. L’ avvertimento consiste anche nella qualità della materia usata, posta sopra il fondamento. Che sia oro, argento, pietre preziose, legno, fieno e paglia, non è importante. Nel giorno in cui la materia usata sarà sottoposta alla prova del fuoco, per il Giudizio, sarà provata la qualità dell’opera di ciascuno. Questo passaggio, di difficile interpretazione, merita due considerazioni. A giudicare dalla materia usata, la scelta istintivamente, per un qualsiasi giudizio umano, cade su quella fatta di materiale nobile, rispetto ai materiali infimi che non resisterebbero al fuoco. Saranno tuttavia sottoposti alla prova del fuoco anche coloro che hanno edificato con materiali nobili?
Il Signore nostro Gesù Cristo, dice Pietro [1Pt. 1,5 e seg.], scrive: “Perciò siate ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere, per un po’ di tempo, afflitti da varie prove, affinché la vostra fede, messa alla prova, molto più preziosa dell’oro – destinato a perire e tuttavia purificato con fuoco – torni a vostra lode, gloria e onore quando Gesù Cristo si manifesterà”. Parimenti chi costruisce con paglia e lo fa con fede, ancorché facilmente infiammabile, merita stima, anche se il suo materiale è infimo, non disponendo di meglio, [la parabola dei talenti insegni], non per questo, dopo il giudizio, sarà punito.
Anche gli eletti, coloro che, durante la vita hanno avuto successo sia pur in campo spirituale, passeranno attraverso il fuoco? Ecco la complementarietà, riferita anche al fatto che chi ha costruito con materiale nobile riceverà una ricompensa, mentre l’opera degli altri sarà bruciata, e dopo essere passati attraverso il fuoco, saranno salvati. E qui sono state poste le basi per ideare tale istituzione insieme alla citazione in Matteo[1]..Nella teologia cristiana il Purgatorio è un luogo di espiazione per coloro che sono sottoposti alla prova del fuoco, dunque non al giudizio di condanna definitiva, ma di riparazione. Non sapete che siete tempio di Dio e che lo spirito di Dio abita in voi? Il versetto, 1Cor, 3,16 si riferisce alla comunità di Corinto, cioè nel suo insieme di assemblea, costituita e da lui fondata. Così poi nella lettera agli Efesini, 2,19-22 Paolo in proposito scrive: “Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù. In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito”. La condanna di chi è intenzionato a distruggere il tempio di Dio è lapidaria. “Dio distruggerà lui, perché santo è il tempio di Dio, che siete voi”.
Quando Paolo scriveva queste cose il tempio di Dio, il manufatto attribuito a Salomone, poi ricostruito da Erode il grande, a cui facevano riferimento i Giudei, non era ancora stato distrutto dai Romani, ma per l’apostolo il tempio di Dio è quello che sta sotto la volta del cielo e nell’ anima dei cristiani. Nel concludere il capitolo, egli richiama l’ argomento della sapienza umana, quella tuttavia che ha ritenuto stoltezza, vergogna la Croce di Cristo. I disegni dei sapienti sono vani. Tutto è vostro quello che è stato disposto sulla terra, ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio.
[1] Mt. 12,31- 32. Perciò io vi dico: Qualunque peccato e bestemmia sarà perdonato agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. A chiunque parlerà male del Figlio dell’uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo Spirito, non gli sarà perdonata in questo secolo, né in quello futuro.