Paolo in 2Cor. 5,8 scrive” Abbiamo fiducia e desideriamo essere lontani dal corpo per abitare presso il Signore”. Fin qui nulla da eccepire, anche se quando si parla di “Fiducia” è indubitabile che in realtà ci si riferisca alla Fede.
Il testo dell’istruzione “ Ad Risurgendum cum Christo” invita invece, al primo degli 8 punti, a rispettare la consuetudine di seppellire i cadaveri dei defunti nei cimiteri.
È tuttavia ammessa, forse meglio dire “tollerata” la cremazione da parte della Chiesa istituzione, purché la si scelga, come decisione, nel rispetto e nell’ amore “Cristiano” e non come negazione dei dogmi. Quest’ultimo inciso è superfluo, ma necessario per accompagnare “Il testo dell’istruzione” di cui s’intende avanzare annotazioni.
Chi scrive ha il dovere di dare chiarimenti. Il primo è che Grazie a Dio, ha grande Fede, anche se di tant in tanto deve misurarsi con alcuni dubbi. La seconda? Quando la morte poi è in divenire, scegliere la destinazione del proprio corpo diventa agevole. La morte in quella circostanza non c’è direbbe Epicuro.
Si può immaginare inoltre, oltre ogni ragionevole dubbio, di dover dare il consenso alla cremazione di un congiunto, irremovibile sulla sua decisione, avendo trascorso insieme un cammino di vita interminabile? Il processo di cremazione, per chi non lo sapesse, non è uno scherzo da prendersi a cuor leggero. È stata la volontà tuttavia della ragazza di chi scrive, proporsi in questi termini: “Occupare meno spazio possibile sulla terra maltrattata, è un piccolissimo sacrificio su cui riflettere”.
Infine ribadire le ragioni dottrinali, oltretutto d’insignificante contenuto teologico, per consigliare la sepoltura dei corpi, diventa, per i tempi che corrono, un impegno anacronistico.
La celta poi del luogo di destinazione definitiva delle ceneri potrebbe esporre il fianco a critiche di ogni genere.
Aspio 9 marzo 2024 Franco Tarducci