Monoteismo
Monoteismo s.m. [gr. μόνος “solo, unico” e θεός “dio”]. Esso è in antitesi al politeismo e all’ idolatria. La filosofia greca non riuscì mai ad elaborare l’unicità di Dio. Non aveva cioè mai sciolto il dilemma se Dio fosse uno o molti. Scelse per i molti, tanto da dare agli astri in cielo il nome delle loro divinità più rappresentative.In tal senso avevano concepito una religiosità tipicamente astrale. Il messaggio biblico invece, diffuso in Occidente, anche attraverso l’Ellenismo, e la traduzione in greco koiné della Bibbia dei Settanta, aveva reciso ogni forma di politeismo e d’idolatria. S’impose la concezione del Dio uno ed unico. Anche se le ricadute e i ripensamenti del popolo ebraico a favore dell’idolatria sono stati assidui, specialmente durante i primi secoli della sua storia. Dio stesso, per chiarezza, porrà nell’ incipit dei dieci Comandamenti in questi termini [Es. 20,2] Non avrai altri dei al di fuori di me. Stessa espressione in Dt. 5,7 “Non avrai altri dèi di fronte me”. Il primo vero e grande “Monoteismo” è quello ebraico, che viene raccontato nel Pentateuco dove si narra gli eventi del popolo Ebraico, dalla creazione del mondo all’ insediamento in Palestina.
In Dt. 4,19 leggiamo: “ E quando alzerai gli occhi al cielo e vedrai il sole, la luna, le stelle, cioè tutto l’esercito del cielo, non lasciarti trascinare, non prostrarti davanti ad essi e non rendere un culto ad essi”.
L’unicità del Dio unico implica perciò una trascendenza assoluta che lo pone totalmente altro da tutte le cose, inconcepibile nell’ elaborazione filosofica greca.