Il primo viaggio di Paolo a Gerusalemme avvenne tre anni dopo la sua conversione[1].Il suo ritorno a Gerusalemme consisteva nel prendere contatto con Cefa, cioè Pietro restando suo ospite per quindici giorni, senza conoscere altri apostoli salvo Giacomo, fratello del Signore.
Conoscere Cefa, cioè Pietro, per Paolo voleva dire confrontare il suo operato missionario con quello degli Apostoli, scelti da Gesù, poiché da lui, cioè dal più autorevole degli apostoli, avevano origine tutte le direttive della catechesi.Secondo quanto si legge in Atti egli cercava di aggregarsi anche ai discepoli, i quali tuttavia diffidavano di lui, non dimenticando che in passato aveva terrorizzato comunità cristiana della città.
La diffidenza nei suoi confronti dunque era più che legittima. Essendo poi in corso, a quei tempi, la guerra fra Areta ed Erode Antipa, le notizie fra Damasco e Gerusalemme erano frammentarie e di Saulo non si sapeva che avesse predicato coraggiosamente nel nome del Signore.
Fu Barnaba, ebreo ellenista, originario dell’isola di Cipro, a venire in suo soccorso. In Atti 9,27 si legge: Barnaba allora, dopo averlo preso con sé, lo condusse dagli apostoli, raccontando loro, come durante il cammino, egli vide il Signore e gli parlò e come a Damasco aveva predicato coraggiosamente nel nome di Gesù. Bàrnaba, tuttavia nonostante fosse uno dei primi ebrei ellenisti, convertito al cristianesimo, non rappresentò neanche per essi una garanzia sufficiente.
Saulo nel frattempo a Gerusalemme predicava nelle sinagoghe, entrando in conflitto con gli ebrei di qualsiasi origine e fede religiosa.Con quale diritto o soprattutto con quale autorità aveva ora l’ardire di parlare e discutere con loro di Gesù? Tanto si chiedevano i suoi nemici giurati.
Maturarono persino il proposito di ucciderlo, anche perché la Chiesa in quel tempo, secondo ciò che attesta Luca, era in pace in tutta la Galilèa e la Samarìa.
Paolo continua affermando che le comunità della Giudea non lo conoscevano se non per il suo passato di persecutore ma che, dopo essersi convertito, diffondeva la fede, che aveva avuto intenzione di distruggere[2].Questa parte del racconto in realtà anticipa, con una profonda vena di amarezza, la questione tanto problematica quanto centrale dei suoi rapporti conflittuali anche con la parte giudaizzante della Chiesa cristiana di Gerusalemme. Ciò dimostra come egli, ovunque si recasse, fosse un discepolo scomodo, dati i suoi precedenti.
In Atti 9, 28-30, si legge: “ Così egli stava con loro. Entrava e usciva da Gerusalemme, parlando apertamente nel nome del Signore. Parlava e discuteva con gli Ebrei ellenisti, anche questi tuttavia tentavano di ucciderlo. Avuto notizia di ciò, i fratelli lo condussero a Cesarea e lo fecero partire per Tarso”.I fratelli cristiani, venuti a conoscenza di ciò, lo condussero a Cesarèa, facendolo partire per Tarso, dove visse per un periodo compreso fra il 39 e il 43.
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