L’anno 36 per Saulo segna l’inizio della divulgazione della Buona Novella a Damasco. Asserire che Gesù era figlio di Dio in Sinagoga voleva dire comunque esporsi doppiamente al biasimo dei Giudei, sia perché Gesù, da pochi anni, era stato crocifisso come malfattore, sia perché il Saulo di oggi aveva scelto la strada dell’apostasia. Di più: quando Saulo sarà Paolo, a tutti gli effetti, scriverà a chiare lettere che Gesù fu inchiodato sulla croce per volontà degli Ebrei. In Tess.1.2,14-15 si legge: “Voi, infatti, fratelli, siete diventati imitatori delle comunità di Dio che sono in Giudea in Cristo Gesù, poiché anche voi avete sopportato gli stessi soprusi a causa dei vostri connazionali, come anche loro dai Giudei, i quali, avendo messo a morte anche Gesù oltre ai profeti, ed avendoci scacciato, non hanno fatto cosa gradita a Dio, e sono nemici degli esseri umani”.
Saulo rivelò dunque lo stesso carattere di prima della conversione, tanto che Luca scriveva: Paolo nel frattempo si rinfrancava sempre di più e confondeva i giudei, residenti a Damasco, dimostrando che Gesù è il Cristo[1].Non si possono perciò trascurare due locuzioni d’importanza fondamentale. La prima: si rinfrancava, cioè riacquistava coraggio, lo stesso che dimostrerà ampiamente durante il suo residuo percorso di vita, fino al punto di metterla a repentaglio quasi sistematicamente. La seconda: E confondeva i Giudei.
Seguire poi le sue tracce dopo la conversione, richiede molta attenzione nell’analizzare i documenti. Sarà d’aiuto la lettera ai Galati, oltre ovviamente al capitolo nove degli Atti. Tuttavia per seguire gli spostamenti del neo convertito occorrerà affidarsi, oltre a possibili congetture, e alle ipotesi che s’intendono proporre di seguito. L’attenzione del lettore tuttavia è richiamata dal versetto 9,19 in cui si ha notizia che egli rimase alcuni con i discepoli di Damasco. E qui Luca non ha detto di più. Perché? Chi segue con attenzione la lettura degli Atti, noterà che il progetto dello scrittore era quello di raccontare l’evolversi della diffusione del Vangelo, seguendo il tracciato della formazione del pensiero cristiano. Riteneva dunque di non avere né tempo, né spazio per i particolari.
A conferma dell’ipotesi addotta per giustificare un possibile avvicendamento cronologico, si trova l’appiglio nel versetto 9,23 in cui compare la locuzione “trascorsero così parecchi giorni”. Fra i pochi giorni e i parecchi giorni si colloca il soggiorno in Arabia, citato da Paolo nella Lettera ai Galati[2]. Supposto che la conversione, il ritiro in Arabia e la predicazione a Damasco prevedono un intervallo di tempo di circa tre anni, la sequenza cronologica più plausibile, che riguarda l’aspirante apostolo, è la seguente. A Damasco Saulo, dopo la conversione, si è trattenuto alcuni giorni. Poi si è ritirato in Arabia a meditare nel deserto a meditare. Infine è ritornato a Damasco dove si è trattenuto per parecchi giorni.E in questo segmento della sua vita ebbe modo di maturare compiutamente il suo messaggio evangelico. Intese che quel Gesù, condannato alla crocifissione, è il Cristo, cioè il Messia, oltre che il Figlio di Dio. Ma queste verità non sarebbero mai state accettate dagli Ebrei, né allora e neanche ora.
Sarebbe mai stato possibile che il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe avesse un figlio, comparso sulla terra in carne ed ossa? Attribuirlo poi a quel Dio, il quale vietava al popolo d’Israele che di lui si adoperassero immagini, e che lo chiamassero per nome, significava commettere vituperio a danno di chi osasse non solo pensare, peggio ancora esprimersi in tal senso. Accostare la figura di Gesù al Messia significava poi fare un’altra mistificazione per l’Ebreo, il quale riteneva che Messia dovesse essere l’erede discendente dalla stirpe di Davide. Il fine ultimo quale poi? Quel Messia doveva unire il popolo d’Israele per condurlo verso l’Era Messianica di pace universale.
I Giudei presenti in sinagoga e nelle piazze di Damasco perciò, riferendosi all’ improvvisato predicatore, dicevano: “Non è lui che a Gerusalemme perseguitava coloro che invocano questo nome, ed è venuto qua per arrestarli e condurli dai sommi sacerdoti?[3]”. I giudei di Damasco, per molti giorni, facendo la guardia alle porte della città giorno e notte per non farselo sfuggire, complottarono per ucciderlo.
I discepoli di Saulo tuttavia lo avvertirono e dopo averlo preso, lo fecero scendere dalle mura, calandolo in una cesta[4].
[1] At. 9,22; [2]; Gal 1,17 Né sono andato a Gerusalemme da coloro che sono apostoli prima di me, ma mi sono recato in Arabia, e sono tornato di nuovo a Damasco. [3] At.. 9,21 [4]; At.9,25.