Il viaggio si svolse negli anni 45 – 49 fra l’isola di Cipro e la Panfilia, parte centro-meridionale dell’Asia Minore.Barnaba, Saulo e Giovanni, detto Marco, dopo essere stati scelti dalla comunità di Antiochia per intervento dello Spirito Santo, s’ imbarcarono nel porto di Seleucia alla volta di Cipro.
A Salamina di Cipro ebbe inizio la loro predicazione nelle Sinagoghe. Il capo delegazione era Bàrnaba, poiché Saulo non aveva ancora completato interamente il suo percorso di riabilitazione agli occhi dei suoi confratelli.
C’è un dato, sia pur marginale, a conferma di quanto si asserisce. Il cronista degli Atti usa il nome “Saulo” in 13, 1-2-7. Nel versetto 9, dopo la nota vicenda dello smascheramento del falso profeta Simon Mago, il cronista parla di Saulo, detto anche Paolo. Da qui in poi Saulo sarà chiamato solo ed esclusivamente Paolo.
A Pafo avvenne la conversione del proconsole Sergio Paolo. Il racconto, riportato in Atti 13,6- 12 è il seguente: “Dopo aver attraversato l’intera isola fino a Pafo, vi trovarono un tale, mago e falso profeta Giudeo, di nome Bar-Jesus, insieme al proconsole Sergio Paolo. Essendo egli uomo assennato, aveva fatto venire Barnaba e Saulo per ascoltare la parola di Dio. Ma Elimas, tale infatti è il significato del nome di costui, si opponeva, cercando di allontanare il proconsole dalla fede. Tuttavia Saulo, detto anche Paolo, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi su di lui, disse: “O uomo, pieno di ogni frode e di ogni malizia, figlio del diavolo, nemico di ogni giustizia, quando cesserai di sconvolgere le vie diritte del Signore? Ora ecco la mano del Signore sopra di te. Sarai cieco, e non vedrai il sole per un po’ di tempo”. Scese all’improvviso l’ oscurità e la tenebra sopra di lui, il quale, brancolando, cercava chi potesse condurlo per mano. Colpito dalla dottrina del Signore, il proconsole, dopo aver constatato l’accaduto, credette.
In Atti 13,13 si legge poi: “Salpati da Pafo, Paolo e i suoi compagni giunsero a Perge di Panfilia; ma Giovanni, separatosi da loro, ritornò a Gerusalemme”.
La locuzione greca dei termini “Paolo e i suoi compagni” suona letteralmente come “quelli di Paolo”, con il significato che da qui in poi Paolo diverrà il capo delegazione.Si ritiene che questa circostanza non avesse trovato d’accordo Giovanni Marco, nipote di Bàrnaba e che nella piccola comunità i dissapori aumentassero fino a causare l’abbandono della missione da parte di Giovanni Marco, futuro evangelista.