Il Cristianesimo durante la sua storia subì molte persecuzioni, la prima delle quali fu ad opera del Giudaismo, il cui “braccio armato” fu rappresentato a Gerusalemme dai sommi sacerdoti. E Saulo, fin dalla giovinezza, s’ impegnò con molta determinazione in questa azione persecutoria, tanto da diventare, per qualche tempo, il braccio armato del Sinedrio. Sono parole sue quelle riportate in Atti 22,4-5 in cui si legge: “Ho perseguitato a morte questa nuova dottrina, arrestando e consegnando in prigione uomini e donne, come può darmi testimonianza il sommo sacerdote e tutto il Collegio degli anziani. Dopo aver ricevuto lettere da loro per i nostri fratelli di Damasco, sono partito per condurre anche quelli di là come prigionieri a Gerusalemme, per essere puniti”.
L’inizio dell’attività persecutoria di Saulo è collegata alla lapidazione di Stefano, avvenuta intorno all’anno 36 d.C.
L’ episodio consente di collocare Saulo in un ambiente storico, segnato da questo crimine e di assegnare al futuro Paolo un’età anagrafica tra i venticinque e i trent’ anni, poiché non si conosce la sua data di nascita.
Luca, in merito all’argomento, esordisce in Atti 7,58 scrivendo: “E dopo averlo trascinato fuori dalla città [Gerusaleemme], lo lapidarono. I testimoni deposero i loro mantelli ai piedi di un giovane, chiamato Saulo”.
In Atti 8,1-2 inoltre si legge: scrive “Saulo era dunque fra chi approvava la sua uccisione. In quel giorno inoltre ci fu una violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme e tutti, ad eccezione degli apostoli, furono dispersi nelle regione di Giudea e di Galilèa”. Il versetto è diviso in due parti. La prima, nell’intenzione dell’autore, funge da titolo. L’altra accenna apertamente alla persecuzione di cui Saulo fu prima testimone attivo a favore dei persecutori, poi, anche secondo le sue parole, uno dei più feroci esecutori agli ordini del Sinedrio.
Da qui è possibile avviarsi per seguire le tracce della sua biografia fino a quando, a conversione avvenuta, assunse il nome di Paolo, dopo aver iniziato a diffondere il Vangelo nell’isola di Cipro e nella parte sud-orientale.
Perché gli Apostoli furono risparmiati? Non potevano essere perseguitati, perché osservavano scrupolosamente Legge Mosaica.
I promotori della persecuzione posero in atto un odio spietato contro i cristiani ellenisti, non circoncisi, né tenuti all’osservanza della Torà.
È il caso di ricordare che l’Ellenismo, movimento linguistico e filosofico sorto circa tre secoli prima della nascita di Cristo, era penetrato in profondità nelle regioni del Mediterraneo orientale, nonostante la feroce resistenza opposta in Palestina dai Maccabei[1].
A Gerusalemme dunque già in quegli anni gli Ellenisti, la gran parte di origine greca o comunque ex pagani appartenenti ad altri popoli, dopo essere diventati cristiani, rifiutavano di convertirsi all’ ebraismo e di sottoporsi al rito della circoncisione. Furono dunque oggetto di persecuzione.
Bellissima la pennellata, enunciata per inciso da Luca in Atti 8,3: ”Persone pie seppellirono Stefano e fecero un grande lutto per lui”. Di contro Saulo, il feroce persecutore, è così presentato in Atti 8,4 “Saulo nel frattempo infieriva contro la Chiesa ed entrando nelle case, trascinava a forza uomini e donne che metteva in prigione”.
Si noti il confronto dissonante fra il comportamento delle persone pie e quello persecutorio di Saulo. Da un parte la pietà, e perché no? Il perdono, dall’altra la ferocia del persecutore.
[1] Maccabei (gr. Mακκαβαῖοι) Dinastia ebraica che guidò la rivolta contro il tentativo dei re di Siria di ellenizzare a forza il popolo Ebraico..