Di quanto si discosta l’Ἀρχή di Marco da quello che i Greci ci hanno proposto agli albori delle loro ricerche? Marco usa un termine il cui significato in senso stretto è “ Inizio” ma di che cosa se non del più grande sconvolgimento nelle coscienze umane? Mentre i filosofi greci con il termine ’Ἀρχή erano alla ricerca, fra cielo e terra, di un quid all’origine delle cose. Con Gesù si propone il fondamento o la rilettura del comportamento umano; non a caso il suo insegnamento è stato tanto indicativo da sconvolgere, in quasi tutte le latitudini, la datazione dell’ante e del post.
Marco, nel dare un messaggio provocatorio alla narrazione del suo Vangelo, ha ideato l’uso del termine Ἀρχή, cioè inizio. Guarda caso la locuzione εν Ἀρχή [ἐποίησεν ὁ θεὸς τὸν οὐρανὸν καὶ τὴν γῆν][1], all’inizio Dio, dopo essersi rimboccato le maniche, ha fatto il cielo e la terra. Così facendo ha anticipato, accontentandoli, anche i filosofi greci, i quali, fra cielo e terra hanno trovato forse l’elemento, origine delle cose.
I concetti fin qui esposti di Ἀρχή e εν Ἀρχή si propongono in una simmetria sia di ordine strettamente formale, sia di origine esegetica.
Dio là creava il mondo, mandato in rovina dalla scelta sciagurata del suo primo figlio, creato con l’elemento terra, Marco usa l’Ἀρχή per dare inizio alla vicenda in terra del suo altro Figlio, qui inviato per salvare il mondo.
Le difformità fra i due figli sono sostanziali, il primo, solo figlio umano, ha condotto in rovina il mondo, il secondo, figlio dell’uomo e di Dio, è stato inviato per salvarlo.

 

[1] Gen. 1,1