Areta IV è il più celebre dei re Nabatei sotto questo nome. Nel suo lunghissimo regno (9 a. C.-40 d. C.), ebbe il riconoscimento di Augusto, che gli mostrò riconoscenza per avergli prestato aiuto nella guerra giudaica scoppiata dopo la morte di Erode il Grande nel 1 a. C. Tanto si legge in Giuseppe Flavio, Ant., XIV, 9, 4; 10, 9; XVII, 3, 2; 10, 9; Guerra Giudaica I, 29, 3; II, 5.
Seppe acquistarsi una quasi assoluta indipendenza dai Romani, che volle attestare assumendo l’epiteto di Φιλόπατρις, amante del popolo, che accompagna il suo nome in tutte le iscrizioni rinvenute.
Aveva dato in sposa una sua figlia al tetrarca di Galilea Erode Antipa, il quale la ripudiò per sposare la cognata Erodiade. In conseguenza di ciò egli gli dichiarò guerra e lo sconfisse. Il proconsole Vitellio si mosse per punirlo di aver violato la pace romana, ma alla notizia della morte di Tiberio (37 d. C.) desistette (Ant., XVIII, 5, 1 e 3), e Areta continuò a regnare indisturbato.
Del suo dominio su Damasco dà prova un episodio della vita di Paolo, il quale riuscì a sfuggire all’inseguimento del governatore di una tribù dei Nabatei di Areta in quella città. Nella citazione [Cor. 2.11,32] si legge: “A Damasco, il governatore del re Areta aveva posto le guardie nelle porte della città dei Damasceni per catturarmi, ma da una finestra fui calato in una cesta, lungo il muro, e sfuggii dalle sue mani”. .