Gli evangelisti Marco e Matteo, nel descrivere la morte di Giovanni Battista, utilizzano la locuzione “figlia di Erodiade”, evitando accuratamente di chiamarla con il suo nome, quello cioè di Σαλώμη. Da non confondere peraltro con ben altro essere umano, citato da Marco in 15,40 e 16,1. Lo stesso Matteo poi parla di un’altra “ Salome “ senza accento sulla e, moglie Zebedeo.
La Salomé di cui ci occupa invece fu, a quanto pare, una principessa giudaica di origine idumea, appartenente alla dinastia erodiana. Nipote e pronipote di Erode il Grande. Figlia di Erodiade e del tetrarca Filippo, è vissuta fra il 14 e il 71 d.
La storia inesorabilmente la relega alla corresponsabilità insieme alla madre Erodiade nell’episodio del martirio di Giovanni Battista, descritto nel Vangelo di Marco [6,17-28] e in quello di Matteo [14,3-11].
Marco, cronista ineccepibile, propone il racconto in questi termini: “Entrata, la figlia di Erodiade stessa cominciò a danzare. Fu molto gradita a Erode e ai suoi commensali. Il re disse alla ragazza. “Chiedimi quello che vuoi e te lo darò”. Glielo promise solennemente: “Qualsiasi cosa mi chiederai, te lo darò, fosse anche la metà del mio regno”. La ragazza, dopo essere uscita, disse alla madre: “Che cosa devo chiedere?” Quella rispose: “ La testa di Giovanni Battista”. Entrata subito di corsa davanti al re, chiese, dicendo:” Voglio che tu mi dia subito, sopra un vassoio, la testa di Giovanni Battista”. Il re, molto rattristato per il giuramento davanti ai commensali, non volle rifiutare la richiesta. Mandato subito una guardia, il re ordinò di portare la testa di Giovanni, Dopo essere andato, lo decapitò in prigione. Portò la testa sopra un vassoio e lo diede alla ragazza che lo consegnò a sua madre.